Pompino

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PompinoEra un tipo un po’ così….un bravo ragazzo, 50 anni, padre di famiglia, marito affabile e magari anche premuroso, puntuale e preciso sul lavoro. Un po’ noioso, però, tutto sommato, ma era gentile e mi tampinava da qualche mese ormai su Fb, col fatto che abitavamo nella stessa città e che aveva bisogno di evasioni dalla routine matrimoniale. Una sera di metà settembre, una di quelle belle sere settembrine in cui l’aria pesante dell’estate comincia a lasciare spazio al fresco, decisi di accettare l’invito. Per le 9 e mezza, ma non nella nostra città: troppo rischioso, non voleva che qualche amico suo o peggio ancora qualche amica o conoscente della moglie lo vedesse con un’altra. Uscì con qualche scusante che non ricordo, non me ne importava affatto. Io accettai per levarmelo dai piedi più che altro: a volte gli uomini prendono il primo appuntamento per un punto di partenza. Beh, con me, non è detto che sia così. Per me era un punto di arrivo. Arrivai al parcheggio e lui era già lì: ciondolava un poco imbarazzato vicino al suo vespone, il mitico vespone, e a vederli insieme Alfredo e il suo motore, avrei canlı bahis detto che la vespa doveva esser senz’altro più interessante di lui. Non aveva mai incontrato una partendo dalla rete, lo sapevo, me lo aveva detto, non aveva neanche mai tradito sua moglie, nonostante le lamentele e, ancor di più, avevo intuito benissimo che non doveva mai essersi chiarito troppo con lei sulle cose che non digeriva più di quella relazione.Passeggiammo un po’, e fu gradevole, anche per l’arietta meravigliosa che c’era quella sera. Attorno a noi luci, colori, tanti giovani, essendo Pisa una città di studenti che a Settembre la invadono come i pinguini le lande dell’antartico.Ci fermammo in un pub in un vicoletto: sembrava un posto carino. Dopo una birretta mentre lui continuava a parlarmi di cose che non mi interessavano più salì in me quella troiaggine che tante avventure mi stava facendo vivere in quel periodo. L’avevo davanti a me e lo guardai per come poteva essere a letto: spoglio di tutte quelle chiacchiere inutili. Poteva anche non esser male e immaginandolo tirato a lustro per la serata con me mi venne voglia di lasciargli bahis siteleri un ricordo particolare, speciale, nella sua vita piatta e noiosa. Di punto in bianco lo interruppi: “Scusa mi accompagni in bagno?” Lui fu sorpreso: “In bagno?” Io trovai una scusa per portarmelo appresso: “Sì, sai, mi imbarazza se poi magari la porta si chiude male o non si chiude proprio….se vieni a farmi la guardia alla porta!” Alfredo, felice di essere utile, tenendo presente che non aveva certo capito niente delle mie intenzioni, mi seguì come un cagnolino. Quando fummo nei pressi del bagno di gli dissi perentoriamente, un po’ sottovoce: “Dai entra!” Una volta dentro chiusi il chiavistello e siccome dovevo fare pipì mi alzai il vestito e abbassate le mutandine feci quello che dovevo fare. Lui in imbarazzo non disse nulla. Quando finii, mi risistemai il giusto e mi abbassai, lui lasciò fare, non era certo un uomo di grande iniziativa e gli tirai fuori il cazzo, vogliosa di fargli una pompa fatta come Dio comanda. Non era affatto male come cazzo e l’arnese di buone dimensioni prese immediatamente vita nelle mie mani. Era bahis şirketleri un uomo distinto e pulito, uno per bene e mi fu facile eccitarmi. Lo leccai con passione dalla punta alla radice, prima di tirargli fuori le palle e succhiargli bene anche quelle mentre la mia mano destra segava su e giù l’asta. Lui cominciò ad ansimare, tremendamente eccitato e questa sua frenesia mi fece bollire. Partì una pompa intensa, succosissima ( adoro metterci più saliva del dovuto quando è il caso ) accompagnata da mugolii di piacere. Per timore che qualcuno bussasse gli intimai di non trattenersi e darmi tutta la sborra che aveva nelle palle. La mia testa andava su e giù a ritmo sempre più veloce mentre una mano gli carezzava il sacco e l’altra lo segava accompagnando l’andamento delle labbra. Non credo durò più di due minuti: trattenne le grida, si sorresse al lavello per un cedimento delle ginocchia, io continuai imperterrita a succhiare durante l’innaffiamento, poi spalancai la bocca, gli mostrai tutta la mia troiaggine sulla lingua bianca e dopo averci giocato un po’ buttai giù tutto, pulii tutto per bene, mi sciacquai la bocca e lo aspettai fuori. Nessuno si era accorto di niente. Uscimmo a riveder le stelle e lui non sapeva che dire. Lo abbracciai mentre ritornavamo al parcheggio e gli dissi: “Dai, Alfredo, almeno così ti ricorderai di me!”

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